LA PAURA BUSSò ALLA PORTA, LA FEDE ANDò AD APRIRE... ERA RITORNATA LA VITA!
La rivista AITF Notizie è nata per far conoscere la grande speranza che risiede nel trapianto dell’organo malato. Chiunque ne ha vissuto l’esperienza sente il bisogno di trasmetterla a chi dovesse trovarsi nella sua medesima condizione.
Io che racconto mi chiamo Rita Manocchio e ho venticinque anni, durante i quali la mia vita ha avuto un normale decorso fino al 15 luglio 2009, quando all’improvviso iniziai ad avvertire un lieve gonfiore all’addome con una forte nausea. Credevo si trattasse di un semplice virus, intanto la situazione peggiorava di ora in ora, così la sera del sedici fui accompagnata al Pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli di Campobasso. In due giorni mi ritrovai in una situazione assurda che ha sconvolto la mia normale vita quotidiana. Venerdì 17 mi fu diagnosticata la sindrome di Budd -Chiari, danno irreversibile al fegato, primo caso per il Cardarelli di Campobasso e tutto il centro sud. Non avendo possibilità di gestirlo, i dottori volevano aspettare il lunedì successivo per chiedere la disponibilità al trasferimento in un’altra struttura specializzata. E’ stato solo grazie al Professor Pasquale Ricci, che alla lettura dei valori delle analisi ha insistito animatamente per un trasferimento immediato in una struttura che potesse praticarmi una terapia anticoagulante. Il Professore premeva per un trasferimento alle Molinette di Torino ma, contattato il Professor Salizzoni, hanno concordato che era troppo rischioso per me affrontare dieci ore di viaggio. Nel reparto di medicina dove ero ricoverata è stato recepito il consiglio e hanno disposto un trasferimento immediato al Cardarelli di Napoli.
Dei sedici giorni trascorsi a Napoli, non ricordo tutto e neanche avevo capito che la mia vita era veramente in pericolo. Dopo alcuni giorni di terapia anticoagulante si è dedotto che forse solo un trapianto poteva salvarmi; c’era da aspettare circa quaranta giorni per le analisi di conferma, senza contare la lunghezza della lista d’attesa al centro sud.
I miei genitori, impeccabili e sempre al mio fianco, avevano capito che un’attesa così lunga per me poteva essere fatale, e tramite il Professor Ricci hanno organizzato il mio trasferimento all’Ospedale Molinette di Torino, prima struttura in Europa per numero di trapianti, diretta dal Professor Mauro Salizzoni. Accolta con tanta cura e amore nel reparto di terapia intensiva dal dott. Ottobrelli e dalla dottoressa Martini, vi sono rimasta quindici giorni per tutte le cure e per la valutazione di un possibile trapianto. Ho attraversato dei giorni sicuramente non belli, specialmente dai problemi dall’ascite che mi gonfiava e mi comprimeva tutti gli organi. Qui ho conosciuto tante belle persone, dall’equipe, ai pazienti, i loro
familiari, i volontari dell’AITF e in particolare don Renato e il dott. Enrico Morello che mi sono stati sempre vicino con le preghiere, perché con questa terribile esperienza, io e i miei genitori siamo riusciti a gestirla con tanta forza, grazie anche alla fede in Dio. Il 19 Agosto sono stata dimessa in attesa della disponibilità di un organo che mi permettesse di continuare a vivere. Il 9 Settembre alle 15:30 è arrivata quella così tanto attesa telefonata e così sono andata di corsa in ospedale. Lì ho conosciuto Teresa, anche lei chiamata per il trapianto. Durante la sera, dottori e infermieri della terapia intensiva, sono venuti a salutarmi e questo mi ha incoraggiata ancora di più.
Alle 6,30 l’infermiera mi ha accompagnato in sala operatoria, dove per dare forza ai miei genitori, sono entrata sorridendo.
Il Professor Salizzoni e la sua equipe hanno portato a termine il delicato intervento con successo e mi sono risvegliata la sera stessa in rianimazione.
Ora, sono a tornata a casa a respirare l’aria del Matese, e oggi 1°Novembre 2009 ho festeggiato il mio 25° compleanno, è stato sicuramente il più bello della mia vita!
Rivisitando il percorso di questa incredibile avventura ho imparato a valutare più a fondo i miei familiari, parenti, amici e conoscenti, apprezzare il bene che mi vogliono.
A Vinchiaturo l’intero popolo con don Nico ha pregato a lungo per me. Un enorme pensiero è sempre rivolto all’angelo e ai familiari che, con l’inestimabile gesto d’amore e solidarietà mi hanno ridato la vita.
Guardando gli immensi boschi del Matese penso che tra poco le foglie cadranno e scenderà la neve ma a primavera tutto si risveglierà per vivere un’altra stagione, ci sarò anch’io e questo solo grazie a tutti quelli che si sono prodigati per me... Grazie, grazie, grazie a tutti.
Avrei molte altre cose da dire, ma mi rendo conto di essermi dilungata troppo, quindi aggiungo soltanto i miei più sinceri auguri di Buon Natale a tutti … con la speranza che il 2010 sia un anno pieno di donazioni. La donazione è vita. Rita Manocchio
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