Tornata da Brindisi, con un'amica in più un' altro fiore nel giardino dell'amicizia, la vita continuava come sempre, l'ascite era stata arginata ed io continuavo ad andare in giro per ambulatori per terminare gli esami di prassi per essere inserita in lista (devo ammettere che sono tanti), per questo motivo la mia garstroenterologa mi consigliò di ricoverarmi a Settembre al Policlinico per ultimarli là. Io non so se a voi è mai successo, ma avevo dentro di me una brutta sensazione e nessuna voglia di ricoverarmi, infatti cercai di rimandare il tutto il più possibile. A metà settembre però feci la solita valigia e partii per entrare in un altro ospedale a me sconosciuto, ma stavolta con uno spirito diverso dal solito. Ero triste e in macchina silenziosa guardavo la strada il paesaggio, il mare, come se fosse l'ultima volta che li vedevo.....19 km non sono molti e dopo una ventina di minuti eravamo arrivati. Mi aspettavano perciò salimmo subito in reparto e mi accolse un medico, devo ammettere che anche stavolta ero stata fortunata il dott. Brigiotti pur essendo giovane, era simpatico e umano molto. Carlo dovette andar via (sarebbe tornato la sera a trovarmi) ed io dopo aver raccotato tutta la cronistoria della mia malattia presi posto in stanza. La stanza era a tre letti, il mio per fortuna vicino alla finestra, accanto a me c'era una vecchietta e al primo letto una signora che sarebbe stata dimessa il giorno dopo. Scoprii con terrore che non c'era il bagno in camera, ma che si trovava nel corridoio ed era in comune, praticamente tre bagni per non so quante pazienti.
La cosa mi fece cadere in una crisi profonda, poi dissi a me stessa che tanto sarei rimasta li solo 5 giorni perciò potevo anche sopportare questo incoveniente. Arrivò l'ora di pranzare (altro tasto dolente, chissa perchè negli ospedali non si mangia bene, forse l'unica cosa decente è la pastina in brodo che ti portano la sera) e ci spostammo nella mensa dove scoprii c'era anche un televisore, negli altri ospedali lo si aveva in stanza. Qui conobbi delle signore della mia stessa età e molto allegre con le quali feci amicizia e con le quali di nascosto andavamo a fumare in bagno vicino alla finestra, oppure scendevamo giù, e andavamo al bar. Fra di loro c'era una signora di un paese vicino Bari: Carmela. Era simpaticissima era ricoverata per accertamenti (questo era quello che sapeva lei, alla fine sapemmo che aveva un tumore al pancreas che ormai aveva messo metastasi dappertutto e quindi anche al fegato). Carmela era nella stanza accanto alla mia e fra i suoi di accertamenti c'era anche un biopsia che doveva fare al fegato e chiaramente era preoccupata; io quasi ogni giorno facevo un esame fra i tanti anche dei raggi con contrasto, (nessun medico voleva farmi la gastroscopia per paura di sfiorare qualche capillare e provocarmi un emorragia). Quelle radiografie furono la mia rovina, perchè il liquido di contrasto che ti fanno bere ti bloccano le feci, e fai fatica ad espellerle e questo mi porto ad avere almeno per due volte il quasi strozzamento dell'ernia ombelicale, tanto da dover chiamare un chirurgo, che cercò di rimetterla a posto e quindi di conseguenza due giorni sempre a letto e con l'antidolorifico quasi fisso finchè piano piano non rientrava. Nel frattempo Carmela aveva fatto in anestesia totale la biopsia, l'avesse mai fatta; doveva servire per vedere che tipo di chemio potevano farle per permetterle di allungarle ancora un pò la vita: lei sapeva di avere fegato bruciato (cosi gli avevano detto i suoi parenti da dei farmaci sbagliati). Da quel momento pareva che avessero svegliato un mostro che dormiva, a Carmela cominciarono a venire dei dolori fortissimi che non le lasciavano un attimo di respiro , si calmavano solo con il toradol, poi neanche quello le faceva più niente e passarono alla morfina.
Ormai i famigliari si davano il cambio per non lasciarla sola ed io ho ancora nelle mie orecchie i suoi lamenti e le sue richieste d'aiuto, (quante notti ho trascorso pregando la Madonna affinchè le lenisse i dolori) alternati da momenti di intontimento (effetto morfina) durante i quali dormiva. Entravo in quella stanza e la guardavo, si stava spegnendo piano piano come un lumino quando sta finendo la cera. Non c'erano più le sue risate, la sua allegria, ma solo lamenti.....Arrivò il giorno delle mie dimissioni, avevano portato Carmela in sala operatoria non per metterle la sacca perchè ormai erano tantissimi giorni che non andava in bagno e questo le aumentava i dolori, anche la morfina non faceva più il suo effetto e soffriva tanto. Quando la riportarono su in camera...Carmela era entrata in coma non soffriva più è vero, ma se ne stava andando con gli angeli. Entrai nella sua stanza le accarrezzai i suoi lunghi capelli neri era diventata tutta gialla e respirava a fatica rantolava; infatti non volendo farla morire in ospedale, i parenti, chiamarono immediatamente un'ambulanza per portarsela a casa. Vidi quando la passarono dal letto sulla barella e quando la portarono via, a quel punto sembrava che il mondo mi crollasse addosso, non avevo più forze, più voglia di lottare, ma solo voglia di piangere. Scoppiai a piangere e le lacrime sembravano non finire mai, entrò il mio medico, mi strinse forte a se mi diceva che la vita è cosi, che avevano fatto il possibile, ma era già troppo tardi quando l'avevano ricoverata e che dovevo pensare a me, perchè un trapianto non era una passeggiata, riusci in qualche modo a calmarmi, mentre lui mi stringeva e mi accarezzava. Poi finalmente arrivò Carlo e mi portò via abbracciandomi anche lui, seppi poi che era morta il pomeriggio alle 15 ma aveva avuto un momento di lucidità e aveva salutato i suoi figli e il marito.
Ciao Carmela, un giorno ci ritroveremo intanto queste parole sono per te:
Un abbraccio grande Lucy <3
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